10 di 30 anni e più… Decennale della Sezione a Terra

da | Mag 30, 2015

Sono passati 10 anni dalla inaugurazione della Sezione a Terra del Museo della Marineria, avvenuta nel giugno 2005. Il Museo della Marineria era nato molto prima: la Sezione Galleggiante con le sue barche era stata realizzata a partire dal 1983, ma le linee guida del museo erano state individuate già nel convegno del 1977 su “La marineria romagnola, l’uomo e l’ambiente” dal quale infatti noi facciamo partire la nostra storia. L’apertura della Sezione a Terra avvenne dopo un lungo dibattito, durato circa vent’anni, sulla sua opportunità, progetto, significato, che fu una indispensabile occasione di confronto: uno specchio nel quale la comunità cittadina poté riflettersi per interrogarsi sul volto nel quale riconoscersi e mostrarsi ai propri ospiti.

L’apertura della Sezione a Terra nel 2005 fu così l’importante punto di arrivo di un cammino iniziato molti anni prima, ma anche e soprattutto il punto di partenza per nuove sfide e un nuovo lavoro di costruzione di un museo che ha forti radici nella sua comunità e nel suo mare Adriatico, ma anche la capacità di interagire con una realtà mediterranea ed europea.

Dalla gente di mare cerchiamo di imparare la sobrietà e uno stile diretto che bada alla sostanza: per questo, non vogliamo fare tante cerimonie. Tuttavia, proprio perché badiamo alla sostanza, ci piacerebbe ritrovarci in questa occasione insieme alle persone con le quali abbiamo lavorato in questi dieci o trent’anni, e dalle quali abbiamo ricevuto il patrimonio prezioso delle loro idee, il loro tempo, le loro proposte; e soprattutto la loro cordiale amicizia.

Per questo, chi vuole e chi può, è invitato sabato 30 maggio, a partire dalle 15:30, al Museo della Marineria di Cesenatico: per ritrovarsi insieme a vecchi amici, per ripercorrere insieme questi anni, per interrogarsi insieme sulle sfide del futuro; ma anche per bere insieme un bicchiere e augurarci altri 10 e 10 e 10 e più anni ancora.

Vogliamo anche riproporvi qui l’articolo uscito il 25 maggio nelle pagine “Aria di mare” del “Corriere di Romagna”, scritto da Fabio Fiori, che ci sembra abbia centrato in pieno il significato di questi “10 di 30 anni e più” di esperienza e lavoro del Museo della Marineria di Cesenatico.

Il Museo della Marineria di Cesenatico e la cultura del mare

di Fabio Fiori (in “Corriere di Romagna” del 25 maggio 2015, inserto “Aria di mare”, p.45)

I festeggiamenti per i dieci anni della sezione a terra del Museo della Marineria di Cesenatico sono anche l’ occasione per fare il punto sulla diffusione della cultura del mare in Italia e più specificatamente lungo le rive adriatiche. Per farlo credo che il modo migliore sia innanzitutto rileggere La marineria romagnola, l’uomo, l’ ambiente, il volume che raccoglie gli atti del convegno tenuto proprio a Cesenatico nel 1977. In tanti vi parteciparono, quelli che possiamo considerare come i nostri maestri, perché a diverso titolo indagarono, promossero e battagliarono perché non venissero disperse per sempre le nostre origini e si riallacciassero i legami con il nostro passato marinaresco, riprendendo le parole con cui Giorgio Calisesi apriva il volume. Così come attualissimo è l’ invito rivolto ai partecipanti da Bruno Ballerin , allora Presidente dell’Azienda di Soggiorno di Cesenatico: “Nei momenti di crisi e d i recessione economica la cultura non deve essere mai sacrificata alle necessità materiali di aumenti di produzione e consumismo”.

Se passeggiando lungo il porto leonardesco sono sotto gli occhi di tutti gli straordinari risultati di quell’ investimento, culturale, politico ed economico, che ha permesso d’ avere oggi la più importante collezione di barche storiche presente in Europa, una sezione a terra ricchissima e un’attività espositiva e didattica di prim’ ordine, meno ovvi ma altrettanto importanti sono i risultati immateriali. Parlo della ritrovata appartenenza a una multietnica e variegata comunità di marinai romagnoli. Genti ed esperienze molto diverse che hanno però come denominatore comune un orizzonte adriatico di straordinaria bellezza e vitalità, una storia adriatica di fascino antico e luminoso. Tralasciando per una volta le attività balneari, che comunque sempre di più in futuro dovranno saper mettere in valore anche la cultura del mare, penso ai pescatori che calano le reti per raccogliere il più genuino dei cibi, a chi il pesce lo vende e lo cucina, ai mitilicoltori che allevano quell'”oro nero” che non inquina e va ad arricchire i mercati ittici, ai ricercatori in ambito scientifico e umanistico che lavorano in mare e per il mare, alle maestranze dei cantieri nautici, ai marittimi del traffico mercantile e a quelli del diporto, a cui si aggiungono tutti quelli che fanno esperienza del mare andando a remi o a vela, nuotando o pescando, semplicemente per piacere.

Per tutti, consciamente o inconsciamente, il Museo della Marineria di Cesenatico è insieme motivo d’orgoglio e di stimolo, un porto sicuro da cui mollare gli ormeggi per rotte diverse, per poi fare ritorno certi che fatiche ed esperienze saranno messe in valore. Se la cultura del mare è un patrimonio fondamentale per chi vive lungo le rive, un museo come quello di Cesenatico è “una scuola, per un diverso modo di fare storia (storia della società, del lavoro) e va usato come vivaio di cultura e di esperimenti”, per concludere con gli auspici di un altro maestro, Lucio Gambi.

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