Il viaggio di Leonardo da Vinci in Romagna può essere ripercorso a partire dalle annotazioni, alcune delle quali datate, presenti nel suo taccuino di viaggio. È questo un piccolo libretto (109 x 72 mm), di 94 fogli cartacei, noto nel corpus dei manoscritti leonardeschi come Codice L, conservato alla Bibliothéque de l’Institut de France di Parigi insieme ad altri manoscritti sottratti durante le requisizioni napoleoniche. Leonardo lo usa per annotarvi schizzi, idee, considerazioni, abbozzi di progetti, vergati nella scrittura corsiva tipica degli intellettuali del suo tempo, ma rovesciata da destra a sinistra. Leonardo tra l’altro a volte capovolge il taccuino, contribuendo all’impressione di «caos» creativo che destano queste pagine, già iniziate a Milano, ma riempite in gran parte durante il viaggio in Romagna. Tra disegni e progetti, Leonardo si lascia andare anche a commenti ironici sui romagnoli, che critica ad esempio per l’abitudine di costruire carri con le ruote anteriori più piccole di quelle posteriori: «In Romagna, capo d’ogni grossezza d’ingegno, usano i carri di 4 rote, e quali n’hanno 2 dinanzi basse e due alte dirieto. La qual cosa è in gran disfavore di moto, perché sulle rote dinanzi si scarica più peso che in su quelle dirieto».
Una riproduzione del Codice L di Leonardo, edita da Giunti, è esposta presso il Museo della Marineria di Cesenatico.